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PATCHOULI: L'essenza del vintage

Nella mania del vintage tipica delle società che al momento hanno poco da dire, ci stanno finendo anche gli Hippies, quel movimento dei figli dei fiori che fa rima con pace, con musica e con colori. Ma anche con odori: uno degli odori di quell’epoca è quello del patchouli.

Il patchouli, Pogostemon cablin, è una specie di Labiata originaria delle Filippine, ma è diffuso soprattutto in Malesia (penisola della Malacca), che la coltiva ampiamente; altre colture sono localizzate nelle Indie Occidentali e in Paraguay. Predilige terreni ricchi d’acqua e climi costantemente caldi.

Il patchouli è pianta erbacea annuale, ramificata, alta da 50 a 80 cm, dal fusto porporino e provvisto di fine peluria. Le foglie sono opposte, verdi, di forma ovata lunga 10 cm e larga 7-8, apice acuto e margine doppiamente crenato; il picciolo, è verde, finemente peloso, scanalato e con sfumature rosse. Piccoli fiori bianco-rosati sono riuniti in infiorescenze allungate e piuttosto dense.

L’olio essenziale del patchouli si ottiene per distillazione dei germogli e delle sommità fiorite. Un altro processo di estrazione consiste nella fermentazione delle foglie.

L’essenza di patchouli, famosa per il suo aroma intenso e un po’ saponoso, ha trovato per molti decenni impiego in profumi cipriati, boisés e dal gusto orientaleggiante. Con l’evoluzione delle mode la sua presenza nella profumeria occidentale è stata soppiantata da nuove fragranze, così come i suoni di Woodstock sono stati soppiantati da quelli della musica techno, e di questo mi dispiace.

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