Le spiagge tropicali sono una irresistibile tentazione per chi passa la maggior parte del suo tempo in luoghi umidi, nebbiosi e dal cielo sempre coperto. Il problema è che queste persone non sono abituate al cocente sole dei Tropici, ed è bene che, per una vacanza nei Caraibi, alle Seychelles o in qualche baia della Thailandia, si portino dietro una cospicua scorta di creme solari per proteggere la loro delicata epidermide. Il rischio di scottature, spellature e ustioni alla pelle è dietro l’angolo…
Credo che ci sia una buona dose di ironia nell’aver scelto per la Bursera simaruba il soprannome di “albero del turista”: succede nello Yucatan, dove il sole picchia forte, lungo le spiagge immacolate amate dai bagnanti di tutto il mondo, e la specie in questione è una Burseraceae che vive in prossimità dei litorali, la cui caratteristica è quella di avere una corteccia rossa che si spella facilmente. La connessione fra le due immagini, quella dell’albero autoctono e quella del turista improvvido è lampante.
Oltre a gumbo-limbo, altri nomi dati a questa Burseracea riguardano le proprietà della sua resina, sfruttata commercialmente: albero della trementina, legno di incenso, caucciù bianco. A sua volta, la resina ottenuta da questa specie ha diverse denominazioni: elemi americano, chibou, gomart, cachibok; la resina viene concentrata e disseccata, per essere usata come terapia contro la gotta, ma anche come incenso nelle chiese durante le funzioni religiose. Le foglie vanno a finire in infusioni medicinali, e la corteccia è indicata come antidoto al Metopium toxiferum (il “chechen”), parente stretto del curaro. Il legno viene talvolta usato come materiale da costruzione. Infine, i rimboschimenti di gumbo-limbo servono anche per proteggere campi e case dalla violenza degli uragani, che da quelle parti non scherzano.