Piante in viaggio

 

 Le protagoniste

 

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PEQUI: Un frutto democratico

Mi è piaciuta la storia del pequi, un albero che vive nel Nord-est del Brasile. In quelle terre difficili, dove la povertà è la norma, il pequi non appartiene a nessuno, perché appartiene a tutti. Viene piantato in prossimità dei villaggi, e tutti si possono servire dei suoi frutti, nutrienti e saporiti. Una forma di democrazia.

Il pequi è il Caryocar brasiliensis (famiglia Caryocaraceae), un albero di terza grandezza (fino a 10 m), dalle grandi e spesse foglie trifogliate. Al contrario di molti altri alberi tropicali, fiorisce durante i secchi mesi invernali, quando mostra fiori giallo pallidi forniti di numerosi stami (assomigliano ai fiori dell’iperico), riuniti in ricche infiorescenze.

Quello che ci interessa è appunto il frutto, dalla forma ovoidale e dalle dimensioni di un’arancia, che ci mette quasi sei mesi a maturare: la sua spessa buccia inizia con un colore porporino, per poi passare a verde oliva e infine a verde smeraldo a maturità. Racchiude una polpa gialla e profumata, con aromi di frutta e formaggio insieme, che contiene a sua volta semi spinosi. Questi ultimi possono dare problemi a chi addentasse il frutto fresco senza farci caso: le piccole spine potrebbero spezzarsi nelle gengive, con le conseguenze che possiamo immaginare.

Il pequi va dunque pulito per bene, ma anche i semi che restano, dopo due o tre giorni di essiccatura, possono poi tornare utili: tolta la parte spinosa, al loro interno c’è la parte oleosa, che serve per la preparazione dell’olio di pequi, anch’esso impiegato per usi commestibili; i semi ripuliti possono anche essere serviti arrostiti o saltati in padella, come si fa da quelle parti con arachidi o mais. Il frutto si mangia fresco, oppure si usa per insaporire cibi e bevande.

Il piatto tipico di quelle parti, soprattutto negli Stati di Minas Gerais e del Goiàs, è il riso con pollo e pequi: viene offerto anche ai turisti, che in genere lo trovano un po’ forte... ma mi sbilancio, forse non tutti sono abituati al gusto dei frutti democratici...

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