Trovo interessante una indicazione selvicolturale data a proposito della Cordia alliodora, specie nota anche come alloro bianco: vi si dice che in coltura gli alberi di questa specie hanno una resistenza agli uragani superiore alla media. E quindi l’investimento fatto per farli crescere potrà andare a buon fine con maggiori probabilità. Visto che poi, con i cambiamenti climatici, gli uragani diventeranno sempre più frequenti e distruttivi, è davvero un buon suggerimento.
L’alloro bianco viene coltivato in una vasta area a clima tropicale fra il Messico e la Bolivia (è in realtà, originario dei Caraibi, zona tipica da uragani), dove la piovosità è alta, ma esiste anche una stagione secca marcata.
Ed è un albero, come tutte le altre specie del genere Cordia, pur essendo una Boraginacea: è un fatto piuttosto sorprendente, per noi che siamo abituati a conoscere i rappresentanti europei di questa famiglia come piccole erbe, vedi ad esempio il non-ti-scordar-di-me, la polmonaria, il sinfito, la borragine stessa.
I frutti sarebbero commestibili, ma sono poco gustosi. Il decotto delle foglie ha un qualche effetto su tosse e malattie polmonari in genere. È il legno il motivo per cui si coltiva l’alloro bianco: di ottima qualità, leggero, a grana regolare, a piccole venature incrociate, di colore marrone chiaro che vira al giallo, è molto facile da lavorare e da cesellare; viene impiegato in infissi e mobili di pregio, rivestimenti, strumenti musicali, attrezzi da laboratorio e oggetti artistici. È anche resistente all’attacco delle termiti e alla salsedine, ragione per cui è molto apprezzato dai costruttori di barche, pronte ad affrontare presto quei mari insidiati dagli uragani…