Il rapporto fra animali e piante, nell’evoluzione biologica, è sempre stato molto stretto, soprattutto quando è vantaggioso per entrambi. Di solito, ci riferiamo alla impollinazione, dove l’insetto va a prendersi il nettare e in tal modo porta via il polline, con quel che ne segue. Forse perché è un tema un po’ meno poetico, di rado si parla della disseminazione, operazione nella quale l’animale (in genere un uccello o un mammifero) ingurgita il seme contenuto nel frutto e lo deposita in giro, defecando a una certa distanza dalla pianta madre. Uno studio del Ghana ha dimostrato che la dispersione dei semi dell’iroko, la Milicia excelsa o Chlorophora excelsa, è strettamente legata alla dieta di uno specifico pipistrello, l’Eidolon helvum, il pipistrello della frutta paglierino: quasi il 100% dei semi germinanti dell’iroko è passato dal tubo digerente di questo Chirottero.
L’iroko, in commercio, è noto come tek africano; in lingua locale è spesso chiamato “mvule”, ed è uno dei più popolari alberi dell’Africa subsahariana, frequente in ampio territorio che va dalla Guinea-Bissau al Mozambico). Il suo legno mostra gradevoli tonalità brune, che tendono a farsi più scure con il tempo e con la finitura ad olio; si lavora facilmente, è duro, pesante e resistente alle termiti; al pari del tek, si usa per infissi esterni, mobili e rivestimenti, barche e pavimenti.
L’iroko ha anche proprietà medicinali: la polvere della corteccia si usa per combattere tossi e problemi cardiaci, il latice come agente antitumorale, le foglie per preparare tisane tonificanti. Ed è un albero sacro: sotto la sua chioma si celebrano riti propiziatori, ad esempio per favorire la fertilità.