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TAMARINDO: Non dormite sotto quegli alberi!

In India, non si dorme mai sotto i tamarindi. In quel Paese è infatti diffusa la credenza secondo cui, con la umidità notturna, il tamarindo esali vapori acidi e nocivi. E come fate a sapere che quello è un tamarindo?

Vi aiuto a riconoscerlo: il tamarindo è un grande albero (alto fino a 30 m), con chioma folta e ramificata e corteccia grigio-scura fessurata longitudinalmente. Le foglie sono alterne, paripennate, con 10-12 paia di foglioline verde-chiaro, lucide sopra e pallide sotto. I fiori, in infiorescenze a racemo, hanno corolla irregolare, con 3 petali superiori di colore giallo a venature rosse, e 2 inferiori ridotti a scaglie. Il frutto è un legume color nocciola, cilindrico, lungo 10-15 cm, contenente 2-5 semi neri, avvolti da una polpa gelatinosa rossastra.

La parola “tamarindo” deriva dall’arabo “tamar hindi” = dattero dell’India; e la nomenclatura latina rafforza questa convinzione, definendo questa Leguminosa appunto Tamarindus indica (cioè dell’India).

Eppure, a dispetto del nome, non è esattamente nativo dell’India, dove peraltro è molto diffuso come coltivazione, ma è reperibile allo stato selvatico in buona parte dell’Africa (soprattutto orientale) e nello Yemen occidentale; qualcuno avanza l’ipotesi che il tamarindo provenga dal Madagascar, o addirittura dalle isole Comore. Grazie agli stretti rapporti commerciali che sin dall’antichità si erano stabiliti fra le due sponde dell’oceano Indiano, il tamarindo ha iniziato presto il suo viaggio per i Tropici di tutto il mondo. Cresce nelle savane e in quegli ambienti dove la prolungata stagione secca favorisce la fruttificazione (anche in climi monsonici).

Pianta dai molti usi, il tamarindo è sfruttato soprattutto per la polpa esterna dei semi, dal gradevole sapore acidulo, ricca di acido tartarico, acido citrico, carotene, vitamina B e C (importante contro lo scorbuto); la polpa si può consumare fresca, con aggiunta di zucchero, in sciroppi e bevande, o come ingrediente di salse (ad esempio la Worcestershire). In India, in Cina e in molte altre parti del mondo, i semi canditi e zuccherati del tamarindo vengono venduti come snacks da passeggio. Le foglie ed i fiori sono impiegati nell’industria tessile per fissare i colori; le foglie servono da foraggio per il bestiame e per il baco da seta. Il legno, molto duro, color giallo pallido, è usato in edilizia e per attrezzi e manufatti vari.

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