Noi cittadini delle società industriali del XXI secolo, che viviamo in appartamenti confortevoli e facciamo la spesa al supermercato, abbiamo la farmacia sotto casa e frequentiamo le palestre per mantenerci in forma, neppure sappiamo più che cosa è la scrofola. La scrofolosi o scrofola è un’infezione a carico del sistema linfatico: causata da micobatteri (fra cui quello che provoca la tubercolosi polmonare), questa linfoadenite colpisce i linfonodi del collo e della mandibola; il principale bersaglio sono i bambini sporchi e malnutriti, ai quali si gonfiano le ghiandole, che alla lunga si spaccano emettendo un liquido purulento, e poi si cicatrizzano. La maggior incidenza della scrofola si è registrata in Europa (Francia ed Inghilterra) tra il X ed il XVII secolo; oggi, che almeno da noi le condizioni igieniche sono enormemente migliorate, la scrofola è rarissima, e viene facilmente curata sul nascere con antibiotici, ma un tempo si credeva che potesse essere guarita dal “tocco” di un nobile (in effetti, i nobili si lavavano almeno un po’, quindi erano colpiti meno).
Tuttora la scrofularia si usa in fitoterapia; ci si serve della parte aerea sotto forma di decotto, infuso, polvere, vino medicato, sia per uso interno che esterno. Per la presenza di saponine, glucosidi, acidi organici (malico, butirrico e palmitico) e vitamine C e D, ha proprietà depurative, antiemorroidarie, cicatrizzanti, ipoglicemizzanti; e soprattutto, coerentemente al suo nome e alla sua storia, agisce sulle infiammazioni delle ghiandole linfatiche, come ad esempio in caso di scrofola.