Le protagoniste

Nel suo celebre testo a metà fra un diario e un saggio di impegno politico, “Walden ovvero la vita nei boschi”, il grande pensatore Thoreau ci descrive la sua ricetta del viburno oppio, noto soprattutto come pallon di maggio, presa a prestito dagli operai forestali che lavoravano nel Maine in quell’epoca: si prendono le bacche e si bollono con zucchero o con melassa, esattamente come con la maggior parte della frutta cotta. Ma dalle bacche si possono fare anche sciroppi, tinture vinose, o salse mescolandole a farina e miele (come fanno in Scandinavia). Inoltre, il decotto della corteccia, diffuso in Russia, è un tonico e un blando sedativo, capace di agire anche come antispastico, antireumatico, antinfiammatorio ed antiasmatico.

Ad onor del vero, negli Stati Uniti orientali, dove si trova il laghetto Walden, il pallon di maggio è stato introdotto; viceversa esso è naturalmente presente in Europa, Asia e Africa nordoccidentale, soprattutto nelle regioni più temperate, dove cresce spontaneo anche se sporadico nelle zone umide del sottobosco, dalla pianura fino a 1200 metri.

Il viburno oppio, una Adoxacea schedata come Viburnum opulus, è un alto arbusto frondoso, sui 2-4 m, caducifoglio, longevo, con corteccia bruno chiara a screpolature verticali. Le foglie, opposte e picciolate, hanno lamina triangolare suddivisa in 3-5 lobi dentati sul margine, con pagina inferiore appena pubescente. Le infiorescenze sono larghe ombrelle piatte poste all’apice dei rami, con un anello esterno di fiori bianchi, pentameri, appariscenti ma sterili, molto più grandi dei fiori fertili, bianco-rossicci, situati al centro; la loro fioritura, come si può immaginare, cade nel mese di maggio. I frutti sono piccole drupe globose, un poco schiacciate, succose, di un bel rosso vivo a maturità, che persistono anche dopo la caduta delle foglie, per quasi tutto l’inverno; contengono un unico seme, piatto e cuoriforme.