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SANGUE DI DRAGO: La lacca rossa

In tempi in cui la scienza aveva un po’ meno successo della superstizione, della magia e della stregoneria, era diffusa la credenza che la sostanza detta “sangue di drago” si ottenesse davvero dal sangue di un drago. Alcuni Autori dell’antichità, un po’ più seri, riportavano, con un errore in parte comprensibile, che il sangue di drago fosse ricavato dall’albero del drago, ossia la Dracaena draco, una Asparagacea Nolinoidea che vive nelle isole Canarie e Madera, e che ha rappresentanti del genere anche altrove (ad esempio sull’isola di Socotra, nell’oceano Indiano).

Invece, la sostanza detta sangue di drago viene da una specie di palma che vive dall’altra parte del mondo: oggi l’origine della pianta del sangue di drago, che in botanica è il Calamus draco, è abbastanza certa, e riferita a due sole grandi isole del Sudest asiatico, ossia Borneo e (soprattutto) Sumatra.

Il Calamus draco, che trovate anche come Daemonorops draco, è una piccola palma, snella ed elegante, dalla cui resina, ricavata dalle squame del frutto, si ottiene appunto la sostanza che ci interessa. Da giovane, la pianta ha in effetti l’aspetto di una piccola palma ornamentale, con il fusto coperto di numerose spine, disposte secondo linee oblique. Crescendo, tende ad assumere un aspetto quasi lianoso, appoggiandosi ad altri alberi, e riuscendo a raggiungere grandi dimensioni. Le sue foglie, dotate di spine lungo il picciolo, hanno struttura pinnata, divisa in foglioline dalla lamina quasi lineare, margine setoloso e nervature provviste di piccole spine scure. L’infiorescenza è una pannocchia composta, anch’essa spinosa, dall’aspetto ramificato; dai piccoli fiori gialli a tre lobi derivano frutti sferici, terminanti a punta, delle dimensioni di ciliegie, color bruno dorato, che a maturità si ricoprono di una resina rossastra.

Non c’è solo questa specie di Arecacea a dare il sangue di drago, che si può ottenere anche da diverse altre specie di Calamus, tutte provenienti dalla stessa area geografica. Il colorante viene commercializzato in perline, è insolubile in acqua, e trova un largo impiego nella preparazione di oggetti laccati di pregevole fattura (che spesso costituiscono una irresistibile calamita per i turisti che visitano quei Paesi).

La resina “sangue di drago” ha anche proprietà medicinali: già citata in un testo cinese del V secolo d.C., viene usata sotto forma di unguento per fermare emorragie, disinfettare e cicatrizzare ferite, ridurre le infiammazioni; l’uso interno, più raro, ne sfrutta le proprietà astringenti ed antinfiammatorie.

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