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NOCE NERO: Il cugino d’America

Forse sarà perché ho una natura pragmatica, o almeno non sempre incline all’estetica, ma apprezzo molto che certe alberature stradali siano fatte impiegando specie dai frutti commestibili (un’altra volta vi racconterò di come il massimo vantaggio alimentare da una alberatura stradale lo abbia apprezzato in Slovacchia, appena fuori Bratislava: quel giorno ho pranzato a ciliege…).

Se, come sta succedendo, i funzionari preposti al verde pubblico decideranno di usare sempre di più il noce nero lungo le strade di campagna, avremo in futuro spesso di che fare il nostro shopping verde, semplicemente scendendo dalla macchina e mettendosi in tasca qualche noce…

Il noce nero, lo Juglans nigra, è il cugino americano (settori orientali di Stati Uniti e Canada) del nostro noce eurasiatico, lo Juglans regia (entrambe Juglandaceae); si sa che da oltre oceano fu introdotto in Europa all’inizio del 1600. Albero capace di raggiungere in breve tempo altezze considerevoli (anche 50 m), ha una corteccia marrone scura, quasi nera (che ne giustifica il nome), che con l’età si fessura in rughe profonde. Le grandi foglie composte, che superano il mezzo metro, sono divise in 9-21 foglioline lanceolate a margine dentato (spesso quella terminale manca). I fiori maschili e femminili sono portati sui rametti terminali sullo stesso individuo; i maschili sono amenti penduli, quelli femminili brevi spighette. Da esse si generano le noci, quasi sferiche, che botanicamente sono drupe come albicocche e ciliege: la parte carnosa verde, detta mallo, contiene un seme legnoso sferoidale e appuntito ad una estremità, solcato da profonde costolature longitudinali.

La noce commestibile dello Juglans nigra viene usata alla stregua delle nostre noci eurasiatiche, anche se è un po’ meno pregiata: in Nordamerica finisce perciò in molti prodotti di pasticceria, dai biscotti alle creme alle torte. Molto diffuso nelle alberature stradali anche da noi in Europa, il noce nero ha un legno commercialmente noto come “noce canaletto” e usato per mobili e impiallacciature: è apprezzato per la sua durezza e resistenza alle spaccature, e denota una marcata differenziazione tra l’alburno bianco tendente al giallo e il durame bruno scuro. Resta stabile se viene sottoposto a un processo di vaporizzazione e quindi alla essiccazione, altrimenti è poco duraturo. Il durame è particolarmente ricercato per la produzione del calcio dei fucili. Gli Indiani nativi ne praticavano un uso medicinale, ad esempio per le malattie della pelle.

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