“Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi”: una delle più importanti opere poetiche dell’antichità inizia raccontandoci di due pastori che riposano all’ombra di un grande faggio. Nelle sue Bucoliche, Virgilio inizia così a descriverci la vita pastorale e il rapporto armonico dell’Uomo con la Natura offrendoci l’immagine rasserenante di un albero, il Fagus sylvatica.
Il faggio ama terreni argillosi e clima costantemente umido, e rifugge da temperature troppo basse; per queste sue esigenze è molto frequente sui rilievi dell’Europa centrale e meridionale, dove si registra un clima piovoso di tipo oceanico.
È un bell’albero ornamentale, usato spesso in parchi ed giardini: gli orticultori ne hanno prodotto molte varietà, puntando di volta in volta sulle dimensioni ed il portamento (cv. tortuosa, cv. cocleata) o sul fogliame (cv. Dawyck Gold, cv. Dawyck Purple, cv. laciniata, cv. grandidentata). Particolarmente diffusa è la forma “purpurea”, dalla chioma rosso violacea per tutta la stagione; e particolarmente curiosa è la varietà pendula, con i rami principali orizzontali e i rami secondari penduli, a cascata: sembra quasi un tentativo di imitare il salice piangente...