Chi non si è mai divertito a soffiare nei pappi del tarassaco? I tipici e piumosi frutti del Taraxacum officinale, bianchi argento e leggerissimi, punteggiano copiosi i prati a sfalcio, le radure ed i sentieri, pronti a disperdersi al primo alito di vento.
Oltre al nome di soffione, dato a questa comune Asteracea, ce ne sono altri, ma per capirne il motivo dobbiamo osservarne le proprietà: le foglie del tarassaco, ricche di potassio, sono fortemente diuretiche; le foglie fresche, dal gusto amaro, sono una gradevole integrazione alle insalate primaverili come rimedio disintossicante. La radice, raccolta in autunno, è un ottimo stimolante epatico: funziona da depuratore e tonico per una vasta gamma di problemi tra cui i calcoli biliari e l’ittero. È anche usata per la stitichezza e nelle condizioni croniche tossiche come infiammazioni alle articolazioni, eczema e acne. La radice torrefatta e macinata dà una bevanda simile a quella della cicoria. Le gemme dei fiori ancora chiuse si possono mettere sott’aceto come i capperi.
Il tarassaco si è ormai diffuso in tutto il mondo (è presente in tutti i Continenti), diventando una delle specie cosmopolite in fin dei conti più gradite fra quelle che vengono considerate infestanti: la sua area di origine dovrebbe coprire buona parte dell’Europa fino all’Asia centrale: e poi ha iniziato il suo viaggio nel resto del mondo.