Date retta al vostro amico botanico: nessuna pianta va disprezzata, neppure quella che calpestiamo regolarmente sui nostri sentieri, e che sopravvive comunque benissimo nonostante le offese arrecate dai nostri scarponi da montagna, o dagli zoccoli del bestiame, dalle ruote dei trattori… lei è sempre lì, pronta a tornarci utile…
Con le sue foglie schiacciate al suolo, la piantaggine resiste al calpestio, e vegeta bene lungo le strade e i sentieri: per indicare tale formazione vegetale specializzata, si parla proprio di Lolio-plantagineto, l’associazione che comprende sia la piantaggine che il loglio (genere Lolium, famiglia Graminaceae). Questa Plantago ha origini nel Vecchio Continente, ma oggi è diffusa un po’ dovunque nel mondo, in luoghi asciutti e soleggiati di zone mediterranee, collinari e talora montane.
Della piantaggine si usano le foglie raccolte in primavera-estate, e i semi, ormai bruni, a fine estate. Anche se in cucina le sue foglie lessate vengono talvolta adoperate in insalate miste o contorni, per la piantaggine prevale l’uso medicinale. I suoi molti principi attivi (fra cui molte mucillagini) ne fanno un’erba depurativa, diuretica, leggermente astringente. Per uso esterno vale soprattutto come antisettico ed emolliente, in caso di ulcere, infiammazioni oculari, herpes zoster, emorroidi, eritemi, scottature e come collutorio del cavo orale. Ma in assoluto l’efficacia della piantaggine si rivela... al momento, in caso di punture di insetti o di ortica, e di abrasioni superficiali, servendo anche da disinfettante.