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JACARANDÀ: Il blu fiammeggiante

La sifilide fu un flagello spaventoso, che investì l’Europa nell’ultimo scorcio del XV secolo, e proseguì per molti decenni, se non secoli. In Italia il primo caso si registrò nel 1495, a Napoli. La coincidenza cronologica con la scoperta delle Americhe ha fatto supporre, verosimilmente, che il morbo giungesse dalla parte opposta dell’oceano (anche se da noi, invero, fu definito a lungo morbo gallico, ossia portato dalla Gallia, dai Francesi). I rimedi, molto empirici e piuttosto drastici, visto che penicillina ed antibiotici erano ancora lontani, furono cercati anche nelle piante.

E fu proprio una pianta che giungeva dall’altra parte dell’oceano ad essere impiegata nella cura della sifilide. Si trattava della jacarandà, un bell’albero della famiglia delle Bignoniaceae, presente un po’ in tutto il Sudamerica, forse originario delle terre fra Bolivia, Argentina e Paraguay: le foglie della Jacaranda mimosifolia, ovviamente, non avevano alcun effetto sulla malattia, ma ciò contribuì al successo e alla diffusione di questa splendida pianta, oggi usata come ornamentale in molte regioni calde del mondo.

Per descriverla, diciamo che la Jacaranda mimosifolia è un albero di dimensioni medie, dal tronco e dai rami spesso contorti, rivestiti da una corteccia scura, rugosa e fessurata. Dai rami, molto sviluppati in senso orizzontale, pendono foglie molto grandi (20-30 cm), multipennate, che compaiono in genere dopo la fioritura. La quale fioritura è il vero ed innegabile pregio di questa pianta, che le è valso in molte lingue l’appellativo di “blu fiammeggiante”: all’estremità dei rami appaiono gruppi di fiori di corolla campanulata, allungata e ricurva, dal vistoso colore blu celeste, a cui faranno seguito frutti legnosi a forma di disco.

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