Apios americana. Nel suo nome latino c’è già una chiara indicazione di provenienza: si trova infatti allo stato spontaneo in Canada e negli Stati Uniti, specialmente nella regione orientale. E nel nome comune di glicine tuberoso, a volte declinato al femminile la glicine tuberosa, si capisce che la infiorescenza di questa Leguminosa è molto simile a quella del glicine.
Tuttavia la coltivazione su vasta scala non ebbe il successo sperato, né qui né in Europa, dove in Svezia e in Inghilterra si registrarono nel XVIII secolo i più seri tentativi di introduzione colturale. Probabilmente il glicine tuberoso non resse il confronto con la più produttiva patata, anche se va detto che i singoli tuberi di Apios americana hanno, a parità di peso, un contenuto proteico quasi tre volte maggiore del Solanum tuberosum. La glicine tuberosa restò una curiosità esteticamente pregevole, relegata negli orti botanici di mezza Europa, ma talvolta inselvatichita e naturalizzata: bisogna capire come capitò negli alvei dei fiumi della pianura padana, dove, stando alle cronache dell’Ottocento, veniva consumata dai contadini locali e chiamata “trogna”.
Per chi ce la trovasse ancora, si sappia che questa pianta è una erbacea perenne, alta dai 30 agli 80 cm, con rizoma ingrossato (tubero) e fusto volubile, prostrato, glabro. Le foglie sono imparipennate, con 3-9 lunghi segmenti uguali, lanceolati, ad apice acuto. I fiori, messi in racemi ascellari e densi, hanno una corolla papilionacea di colore bruno-porporino. I frutti sono legumi allungati e un po’ ricurvi, con numerosi semi.