Viaggiare ai Tropici significa spesso tuffarsi nella fragranza della frutta appena raccolta, quella che è davvero a chilometro zero: non ha fatto lunghe traversate oceaniche, non è stata stipata e conservata a lungo per poter arrivare integra e presentabile sugli scaffali dei nostri supermercati… belle quelle banane, belli quegli ananas, sembrano quasi finti, non hanno quasi ammaccature… se la gente sapesse in che condizioni sono stati fatti arrivare fino a noi… Però ce l’abbiamo fatta a portarli qui, e noi che non viviamo ai Tropici possiamo avere una idea di che gusto abbiano frutti esotici quali banane, ananas, manghi, avocado, lychees, papaye e via dicendo.
Però il mangustan non c’è. E perché? Eppure il mangustan, il frutto della specie Garcinia mangostana (famiglia Clusiaceae), sarebbe ed è uno dei frutti più apprezzati ai Tropici, e chiunque si sia aggirato per i mercati di quei Paesi da vacanze di sole e di mare, conosce benissimo i frutti del mangustan, dalla buccia lucida e nera che protegge la polpa bianca e succosa, appena raccolti e offerti dalle bancarelle degli ambulanti. Il problema è che i mangustan sono molto delicati ed è quasi impossibile impacchettarli ed esportarli fino a noi; vanno mangiati subito.
Al mangustan si attribuiscono anche proprietà medicinali, che prevedeono l’uso della buccia disseccata come astringente, la corteccia in polvere come febbrifugo, le foglie come ingrediente di creme cicatrizzanti; la buccia ricca in tannini è anche usata nell’industria conciaria.