Piante in viaggio

 

 Le origini

 

Specie alofite (corologia): Amanti del sale

Gruppo: le alofite

Fa un certo effetto leggere, su un vecchio e prezioso testo conservato all’Istituto di Botanica di Genova, scritto dal De Notaris, le annotazioni vergate a mano dal Penzig. Sul testo del suo predecessore, Otto Penzig, direttore di Botanica a cavallo del 1900, integrò con sue personali osservazioni, o grazie a segnalazioni certe e documentate, la presenza delle varie specie nel territorio della regione dove abito, la Liguria... compresi gli ambienti delle dune litoranee e delle paludi costiere, quelli che oggi sono scomparsi, sostituiti da stabilimenti balneari, strade e ferrovie, giardini e abitazioni, campeggi e alberghetti, insediamenti industriali.

Grazie a lui scopriamo (e talvolta riusciamo ad immaginare) un paesaggio vegetale molto diverso da quello che vediamo ora. Altri libri, in altri contesti regionali, potrebbero raccontare la stessa cosa, dipingere lo stesso scenario, marcatamente più ricco e variato di quello che col tempo abbiamo trasformato e manomesso in modo così pesante.

Si trattava comunque di una vegetazione altamente specializzata, spesso con modifiche tipiche di piante di zone aride: pur essendo molta, l’acqua è salata, e non può essere facilmente assorbita dalle membrane cellulari; per riuscirci, le piante devono concentrare al massimo i loro succhi cellulari, assorbendo così l’acqua per osmosi. Sono queste le alofite: letteralmente, le piante “amanti del sale”.

ILe spiagge sabbiose erano dunque un tempo abbellite da specie come la soldanella delle sabbie (Calystegia soldanella), il pancrazio o giglio di mare (Pancratium maritimum), e la scilla marina (Drimia maritima). Ed erano certamente più abbondanti quelle graminacee (come la Ammophila arenaria), dallo sviluppatissimo apparato radicale, grazie al quale peraltro contrastavano (come tuttora fanno altrove, in luoghi meno compromessi) l'azione di "mobilizzazione" delle dune operata dal vento.

Molte di queste piante sono oggi scomparse, incalzate dal turismo di massa e dalla antropizzazione uniformante del territorio. Le poche specie che riescono ancora ad attecchire nelle immediate vicinanze del bagnasciuga, sul suolo sabbioso, sono l'eringio marittimo (Eryngium maritimum), la violacciocca marina (Matthiola tricuspidata), il ravastrello (Cakile maritima), l’asterisco (Pallenis maritima), la santolina delle spiagge (Achillea maritima).

Sulle rupi affacciate sul mare, sembrano invece non avere problemi la cineraria (Jacobaea maritima), il finocchio marino (Crithmum maritimum), la statice (genere Limonium), le tamerici (genere Tamarix), a cui si accompagnano a volte specie giunte dal lontano, come il fico degli Ottentotti (genere Carpobrotus).

La concentrazione salina delle paludi, nella stagione arida, finisce per essere addirittura superiore a quella della stessa acqua di mare: queste paludi, definite “salmastre”, sono il regno di piante particolari, se vogliamo ancora più… alofite. La famiglia botanica più rappresentata è quella delle Chenopodiaceae: ne sono esempi la salicornia (Sarcocornia fruticosa), la atreplice di mare (Atriplex halimus), la Salicornia europaea, la porcellana di mare (Halimione portulacoides); non ultima, va citata la salsola (Salsola kali), che fa da saporito contorno alle nostre pietanze: è quella che viene chiamata anche agretto, o barba di frate, e che un tempo era addirittura sfruttata a livello industriale, ad esempio nella laguna veneta, per ottenere appunto… il sale.

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