Non credo che piacerebbe molto ai consumatori un prodotto chiamato “melone cornuto”, la traduzione letterale del termine anglosassone “horned melon”: l’ufficio marketing lo disapproverebbe. Manteniamo dunque alla specie Cucumis metuliferus il nome di “kiwano”, che è poi quello delle sue terre di origine, ossia l’Africa subsahariana. Preferisce terreni sabbiosi in riva ai corsi d’acqua, dove si arrampica sulla vegetazione circostante.
Viene coltivato in diverse parti del mondo: Australia, Cile, Florida (USA), Sudamerica, Nuova Zelanda ed ovviamente Africa. Tempo fa, disinvolti imprenditori neozelandesi lo coltivarono e lo misero in vendita con l’improbabile nome di “insalata messicana”; poi ne fu registrato il nome commerciale di “kiwano”, il suo.
Mi sono ritrovato a coltivare il kiwano – giunto chissà come in un vaso della mia terrazza – nell’estate del 2015. L’avevo preso per un melone, e l’avevo lasciato crescere, ma una volta in frutto, l’identità era ormai innegabile. Fra il mio mirto e la mia rosa, mi sembrava un po’ un frutto marziano… Non so se era maturo del tutto, visto che il clima in Liguria è un po’ diverso da quello del Ghana, ma l’ho mangiato volentieri: avevo già in previsione una scheda sul kiwano, e mi mancava solo una informazione, quella relativa al sapore. Per noi è un po’ strano, sa di cetriolo con una punta di limone, non è molto dolce, ma non è affatto male.