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Giorgio Gallesio, i frutti di una vita

Biografia: Giorgio Gallesio

Se non fosse scomodo da raggiungere, l’Istituto Marsano sarebbe una scuola da sogno, piazzata com’è sulla collina di Sant’Ilario, con la vista su Genova da una parte e il monte di Portofino dall’altra. È in questo luogo ameno che ho avuto occasione di conoscere ed ammirare, ormai diversi anni fa, l’opera di Giorgio Gallesio, nota come la Pomona italiana.

Quello che viene definito “monumento della cultura scientifica e naturalistica dell’Ottocento italiano unico nel proprio genere”, dal “valore artistico eccezionale”, porta come sottotitolo “Trattato degli alberi fruttiferi”. Uscì in fascicoli, curati, finanziati e pubblicati mediante abbonamento, tra il 1817 e il 1839, grazie alla tenacia di un ligure nato nel 1772 a Finalborgo (provincia di Savona), e morto nel 1839 a Firenze, dove venne sepolto nel chiostro della Basilica di Santa Croce.

Giorgio Gallesio tentò dapprima la carriera diplomatica: fu uno dei partecipanti al Congresso di Vienna, al seguito del Ministro plenipotenziario genovese, il marchese Antonio Brignole Sale, ma evidentemente non fu una esperienza esaltante, visti gli esiti per la Repubblica di Genova (che smise di esistere da allora); nel 1816 fu nominato Commissario di leva per l’esercito a Savona, occupazione che gli lasciava molto tempo libero, per dedicarsi alla sua passione, quella che oggi definiremmo la botanica applicata. E infatti abbandonò presto quel lavoro in caserma: dal momento del pensionamento alla morte, si dedicò totalmente alla redazione di questa sua opera, un panorama completo delle varietà da frutto dell’epoca, molte delle quali oggi di difficile recupero (ne sa qualcosa l’Arca del Gusto di Slow Food).

La Pomona italiana si inserisce a pieno titolo nel solco della tradizione illuminista della “pomologia”, iniziata nel 1768, a Parigi, con il Traité des arbres fruitiers, di H.-L. Duhamel du Monceau, e proseguita, fra le altre pubblicazioni, con la Pomona Franconica di Johann Prokop Mayer (1776-79), con la Pomona Bohemica di Matthias Roessler (1795), la Pomona Britannica di George Brookshaw (1812), la Pomona Londinensis di William Hooker (1818).

Per dare un’idea dell’importanza dell’opera, riprendo quanto segnalatomi dai curatori dell’Istituto Marsano: la Pomona Italiana è composta da 152 articoli, riuniti in 41 fascicoli non rilegati, in massima parte (142) dedicati alle varietà di 17 specie relative ai seguenti frutti: Albicocca (5), Carruba (1), Castagna (1), Ciliegia (9), Dattero (1), Fico (21), Giuggiola (2), Biancospino (2), Mandorla (2), Mela (8), Melagrana (1), Oliva (1), Pera (21), Pesca (28), Pistacchio (2), Susina (10), Uva (26). L’esemplare in 4 tomi in-folio della Pomona conservato presso l’Istituto è fatto da 1114 pagine (723 pagine di testo trascritte da 67 collaboratori e 160 tavole a colori; le restanti 231 pagine sono frontespizi, fogli di guardia, indici e appendici).

La bravura del mio conterraneo è quella di aver saputo abbinare scientificità e bellezza: mentre esigeva accuratezza e completezza nei testi descrittivi, il Gallesio seguiva meticolosamente il lavoro degli artisti che aveva chiamato alla redazione delle tavole botaniche, annotandone i miglioramenti per ottenere quanto più possibile la corrispondenza al reale. Con ottimi risultati.

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