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 Storie verdi

 

Plinio, l'enciclopedico

Biografia: Plinio il Vecchio

Non ci è rimasto il suo saggio sulla tecnica di tirare con l’arco stando a cavallo, e neppure la sua biografia in due tomi del celebre (?) poeta Pomponio Secondo. Forse queste due opere avrebbero potuto essere inserite fra i capolavori della letteratura latina… ma diciamo che ci basta, di sicuro, considerare Plinio fra gli scrittori più importanti dell’antica Roma per una sola opera, innegabilmente enciclopedica: la Naturalis Historia.

Trentasette volumi che rappresentano il compendio delle conoscenze scientifiche nel primo periodo dell’Impero, e forse qualcosa di più, visto che il suo metodo consisteva nel prendere continuamente appunti su qualsiasi fenomeno della Natura, sia perché lo aveva osservato direttamente, sia perché se lo faceva raccontare dai viaggiatori del tempo. E la sua abilità fu appunto quella di darci un quadro organico, organizzato, dei saperi dell’epoca: cosmologia, mineralogia, geografia, etnografia, zoologia, botanica, medicina, agricoltura, con incursioni nell’arte, nella psicologia, nella storia. La quantità di informazioni presenti nella Naturalis historia è tale che l’opera di Plinio fu un punto di riferimento fino al Rinascimento ed oltre.

Ho letto interamente i suoi volumi sulla botanica e sulla zoologia, ho sfogliato qua e là le pagine sulla mineralogia, l’agricoltura e la medicina, e devo dire – lo so che cosa state pensando – che non mi sono affatto annoiato. La prosa di Plinio è scorrevole, ricca di citazioni e di puntualizzazioni geografiche. Riporta spesso le sue fonti, e, da bravo scienziato, quando non le può verificare lo ammette: “quanto alle corna del drago, nessuno le ha mai vedute” è una sua celebre frase.

Ma se aveva occasione di andare a verificare i fenomeni, lo faceva. Fu per questa ragione, proprio per voler osservare troppo da vicino l’eruzione del Vesuvio, che si concluse la parabola terrena di Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio. Nato a Como nel 23 d.C., morì il 25 agosto del 79, sotto gli occhi di suo nipote, Plinio il Giovane. Fu lui a curare la sua opera, inserendo all’inizio un volume alla edizione del 77.

Così ne parla il nipote: “Iniziava a lavorare ben prima dell’alba… Non leggeva nulla senza fare riassunti; diceva anche che non esisteva nessun libro tanto inutile, cioè da non contenere qualche valore. A casa, solo l’ora del bagno lo asteneva dallo studiare. In viaggio, era privo d’altri obblighi, si dedicava soltanto allo studio. In breve, considerava perso il tempo che non era dedicato allo studio.”

Per questo sito sulle Piante in Viaggio sfrutto volentieri il suo lavoro immenso, che è patrimonio della nostra cultura. È nostro patrimonio anche il titolo stesso della sua opera: la parola “historia” si ricollega al concetto di osservazione, di registrazione delle cose viste, e rimane nella parola italiana “istoriare”, mettere per iscritto, incidendo su un foglio, quanto si è appreso. A partire dai fenomeni naturali.

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