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Fra gli scaffali delle Piramidi

Episodio: il papiro di Ebers

Ci si lamenta spesso che sugli scaffali casa nostra i libri occupano volume, e infatti sono stati inventati gli e-books. Anche se non è proprio la stessa cosa, e molti di noi non rinunceranno mai al cartaceo, proviamo ad immaginare come si leggeva un tempo, prima che si inventassero il libri, prima ancora della carta…

Questo pensiero mi è venuto pensando alla lunghezza del papiro di Ebers, attualmente conservato a Lipsia presso la Biblioteca universitaria: è lungo più d 20 m. Si tratta di un documento etnobotanico di eccezionale importanza, non solo perché è il più antico (venne datato inizialmente nell’anno 1552 a.C,), e fra i più lunghi fra i papiri egizi, ma anche perché è uno dei più completi, capace di illustrarci con dovizia di particolari la medicina dell’antico Egitto, sotto il regno di Amenofi o Amenhotep I (XVIII dinastia).

Scritto in ieratico (la lingua del clero, mentre i geroglifici si usavano per i potenti e il demotico era riservato al popolo), consta di 110 pagine, o meglio sezioni di papiro, divise in 877 paragrafi, che descrivono circa 700 formule magiche e rimedi popolari, per quasi ogni tipo di malattia o infortunio. Si va dal morso di coccodrillo al’unghia incarnata, dalla diagnosi di gravidanza al trattamento degli ascessi e delle congiuntiviti. Il papiro di Ebers dimostra l’avanzato stato di conoscenza della fisiologia umana da parte dei medici Egizi (ad esempio della circolazione sanguigna), della patologia e della traumatologia, nonché della parassitologia e persino della psichiatria (comprese le forme depressive).

A noi interessa la notevole quantità di citazioni botaniche di cui tale documento abbonda: fra le quasi 900 erbe citate, alcune sono per noi assolutamente familiari, ad ulteriore dimostrazione che le erbe sono nostre amiche da millenni. Eccone qualche esempio: per i medici dei faraoni, il basilico funzionava bene per il cuore, il sesamo placava l’asma, il tamarindo e la senna (Acacia nilotica) funzionavano da lassativi; un aiuto alla digestione potevano venire dalla menta, dall’aglio e dal ginepro fenicio (Juniperus phoenicea); contro il dolore si prescrivevano la belladonna ed il papavero da oppio (Papaver somniferum, e come dar loro torto?); contro le flatulenze erano indicati il cumino e il cardamomo; per cicatrizzare le ferite si usavano la curcuma e l’henné; per il mal di denti andava benissimo la mirra (Commiphora myrrha).

L’elenco di queste ed altre specie ci hanno anche dimostrato come l’Egitto fosse già, quasi 4000 anni fa, al centro di scambi commerciali e di traffico di piante. Forse, ipotizzano alcuni, il papiro di Ebers è addirittura la trascrizione di documenti precedenti, appartenenti ai leggendari libri di Thoth (3000 a.C.), e l’esemplare giunto fino a noi è solamente una copia.

Copia o non copia, il nostro documento fu trovato fra le gambe di una mummia nella necropoli di Tebe nel 1862. A scoprirlo fu un mercante e collezionista statunitense, Edwin Smith, il quale in quell’anno stesso comprò un altro papiro a Luxor, da un certo Mostafà Aga; questo secondo papiro, lungo quasi 5 m ed anch’esso scritto in ieratico, passò alla Storia proprio col nome di papiro di Edwin Smith; fu conservato fino alla morte dal suo acquirente. Purtroppo per lui, Smith non era in grado di leggere lo ieratico, e non seppe mai di che cosa trattasse quel reperto, datato intorno al 1500 a.C.; oggi lo sappiamo: conteneva una descrizione di 48 casi clinici (erano di più, ma una parte è andata perduta), e si distingue per il metodo scientifico molto moderno con cui fu scritto.

Conosceva bene lo ieratico invece il professore tedesco Georg Moritz Ebers, che comprò da Smith proprio il papiro che oggi porta il suo nome: Ebers, un grande egittologo del suo tempo (scriveva anche romanzi, peraltro, ovviamente a sfondo storico), lo tradusse e lo pubblicò nel 1874, ed oggi attingiamo volentieri dal papiro di Ebers per conoscere le applicazioni della botanica nella antichità.

Ultima considerazione: meno male che i papiri, che sono scritti sulla fibra del Cyperus papyrus, si conservano arrotolati, altrimenti la gestione di una libreria, anche allora… un po’ di problemi…

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