Parecchi anni fa, venne organizzata dal Comune di Genova la festa di Capodanno per la cittadinanza. A me ed al mio gruppo venne affidato un lavoro non esattamente da botanico: quello di gestire i bambini mentre i genitori si abbuffavano al cenone. Così capitò che ad una mia amica affidammo il ruolo di indicare ai bambini le regole dei diversi giochi e delle diverse prove da superare, spronandoli, incoraggiandoli e talora redarguendoli. Il suo personaggio era la “fata Tormentilla”. Ci piaceva il nome.
In erboristeria la tormentilla viene chiamata anche “pianta dei piccoli dolori”: non risolve patologie gravi, ma torna utile in diverse occasioni: la radice della tormentilla ha proprietà toniche, antimicrobiche, astringenti e antidissenteriche; in uso esterno viene indicata in medicina popolare come rimedio per infiammazioni di bocca e gola, e per le proprietà cicatrizzanti, in caso di ferite, emorroidi, scottature. I suoi estratti, usati fin dall’antichità per aumentare la resistenza alle malattie, sono oggi adoperati dall’industria cosmetica in saponi, lozioni, creme e deodoranti. La tintura ottenuta dalla radice fornisce un particolare colore nella fabbricazione di inchiostro rosso.