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ALCHECHENGI: Il frutto già incartato

Secondo la maggior parte dei testi, l’alchechengi sarebbe specie eurasiatica, spontanea in un territorio molto vasto, che va dall’Europa meridionale alla Indocina e al Giappone; io però l’ho vista solo coltivata, e nei nostri ambienti, allo stato spontaneo, non l’ho mai notata. Ciò mi appare un po’ strano, dato che questo frutto è singolare e vistoso: è quel frutto già “incartato”, con una bacca arancione racchiusa da un tipico involucro rosso di consistenza cartacea, simile ad un palloncino appuntito in basso. Il precedente nome del genere, Physalis, si ricollega al termine greco antico che significa appunto “palloncino”, “vescica”, mentre il nome del genere, e un tempo della specie, è di chiara derivazione araba (il prefisso “al” è comune ad esempio ad albicocca, albizzia e alcanna). Il nome di alkekengi era già stato riportato dal Mattioli, e in seguito, prima di Linneo, era stato ripreso da Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708), uno dei primi botanici sistematici della Storia. Altri nomi ci parlano di lanterna giapponese, ciliegia d’inverno, chichingero. L’analisi dei suoi nomi, dunque, ci suggerisce che questa Solanacea ha avuto, come centro originario, il Medio Oriente, da cui poi la specie si sarebbe diffusa in parte dell’Europa (soprattutto centrale) e verso l’Estremo Oriente.

La Alkekengi officinarum, già Physalis alkekengi, è una pianta dal fusto poco eretto, spesso ricadente sul terreno, alta fino a 50 o 70 cm al massimo. Le foglie sono alterne, cuoriformi, verdi chiaro. I fiori bianchi, a 5 lobi, sono simili a quelli di molte altre Solanaceae. I frutti, che maturano in agosto e in settembre, sono invece inconfondibili: sono bacche rosse o gialle cupo protette dai sepali concresciuti come in una specie di teca, dall’indubbio effetto decorativo; sono molto ricche di vitamina C, hanno effetto diuretico ed antiurico ed in minor misura febbrifugo, lassativo e rinfrescante. Paragonabili a frutti di bosco, gli ottimi frutti dell’alchechengi stanno avendo un certo successo in pasticceria: vengono aperti e immersi nel cioccolato fuso. Dell’alchechengi si utilizzano anche le foglie, ma solo per uso esterno, perché contrariamente ai frutti sono velenose: si raccolgono durante l’estate, e sono adatte a curare le infiammazioni della pelle e gli eritemi.

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