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VECCIA: Una foraggera cittadina del mondo

Fino al secolo scorso, la veccia (Vicia sativa) è stata una delle più importanti foraggere europee, al pari di trifoglio ed erba medica: come le sue parenti Leguminose, non serviva soltanto come alimento al bestiame, ma svolgeva anche la importante funzione di nitrificare il suolo, restituendogli l’azoto che le colture cerealicole avevano consumato in precedenza.

La veccia è un’erba annuale di circa mezzo metro, dai fusti prostrato-ascendenti. Le foglie sono composte da 10-14 foglioline strettamente ellittiche e mucronate (ossia dotate di un piccolo apice filiforme, detto mucrone); le foglioline terminali sono trasformate in cirro ramoso. I fiori, isolati o a coppie, subsessili, sono posti all’ ascella delle foglie superiori; hanno calice irregolare e corolla rosa e viola. I frutti sono legumi neri o bruni, compressi ai lati, più o meno pubescenti, contenenti 6-12 semi. Vanta numerose sottospecie naturali, la più importante delle quali è la subsp. nigra, la veccia nera.

Originaria di Europa e bacino Mediterraneo, si è spesso inselvatichita là dove è stata utilizzata come foraggio (ad esempio in Sudafrica e in California), ed è ormai da considerarsi a specie subcosmopolita, una cittadina del mondo, insomma. Nei secoli passati, la veccia costituiva la base foraggera per il bestiame di tutta Europa, e tuttora lo è altrove, ma oggi nel nostro continente ha perso importanza rispetto ad altre specie di Leguminose di nuova importazione, come la soja OGM.

Poiché i suoi semi non sono né gustosi né molto nutrienti, solo in casi rari la veccia rientra nella alimentazione umana (compare a volte nella preparazione di zuppe, ad esempio nella Francia centrale).

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