Non mi sarei di certo immaginato che nella sola Indonesia esistessero più di 30 cultivars di salak, un frutto da noi praticamente ignoto. Ma chi ha visitato Bali o dintorni avrà certamente gustato il frutto della Salacca edulis: conosciuto anche come snakefruit (il frutto del serpente), ha un un guscio a scaglie simile alla pelle di un rettile, di colore bruno-rossiccio, mentre è all’interno la polpa bianco-lattea è suddivisa in tre logge da una membrana sottile e trasparente. A sua volta, ogni loggia contiene un seme marrone lucido, non commestibile, mentre la polpa, chiara e consistente, ha un piacevole sapore dolce e aspro insieme.
Il frutto, come si è detto, è particolarmente apprezzato sulle tavole di Indonesiani e Malesi, e viene coltivato e consumato anche in zone limitrofe, quali Thailandia, Australia (Queensland) e isole Fiji.
A livello botanico, si tende a suddividere questa Arecacea in due specie: la Salacca sumatrana dovrebbe vivere nel nord della grande isola di Sumatra, mentre le altre popolazioni naturali doverebbe essere ascritte al genere Salacca edulis (con alcune varietà: la var. zalacca da Giava, la var. amboinensis da zone più a settentrione nel vasto arcipelago indonesiano). Delle cultivars non parlo per amor di brevità: sono troppe, ma ovviamente non poteva mancare la varietà "Bali". Se passate per caso da Bali...