Congiunzione, raggiungere, coniuge: sono solo tre delle molte parole che hanno a che fare con il giunco, lo Juncus, ciò che unisce. E grazie al pollice opponibile, da cui prese inizio il successo della specie Homo sapiens, sin dalla preistoria le nostre mani hanno imparato a servirsi degli esili ma resistenti fusti del giunco per unire, annodare, legare gli oggetti uno all’altro.
Nella nostra cultura materiale il giunco fa dunque il suo ingresso molto presto, anche se oggi corde, funi, spaghi, fili, nastri e fiocchi si trovano in qualsiasi merceria, e spesso non sono fatti da materiali di origine vegetale, bensì sintetica. Un tempo però, almeno nelle zone costiere e/o paludose, lungo le acque a corso lento e nelle pozze, ci si serviva del giunco, il più diffuso dei quali è probabilmente lo Juncus acutus.
Questo è uno dei giunchi più comunemente usato nei lavori artigianali di intreccio. I fusticini dello Juncus acutus ancora oggi, ma sopratutto in passato, tornavano utili per la preparazione dei tipici contenitori per la ricotta, per la produzione di cestini, crivelli o setacci utilizzati per la spremitura delle olive nel torchio, così come nella fabbricazione di nasse per la pesca, tappetini e stuoie, tende parasole, rivestimenti per damigiane, sedili per sedie.