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CRESCIONE INGLESE: Il pepe dei poveri

La globalizzazione del gusto, di cui ci lamentiamo spesso, è figlia diretta della globalizzazione delle merci. In parole povere, mangiamo sempre le solite cose perché in vendita ci offrono sempre le solite cose. E se nessuno ci propone più un tipo di ingrediente, noi, un po’ per pigrizia, un po’ per necessità, finiamo per dimenticarlo.

Questo pensiero mi viene suggerito esaminando la storia del crescione inglese, il Lepidium sativum. Lo dico perché il crescione inglese era, al contrario di quanto avviene oggi, una pianta molto apprezzata dai popoli dell’antichità: ad esempio dai Persiani di Ciro il Grande, che ritenevano le ricchezze nutritive di questa Crucifera essenziali alla crescita e allo sviluppo dei bambini. I Latini di Giulio Cesare attribuivano al crescione inglese non solo proprietà toniche e disintossicanti, ma anche afrodisiache, reputazione che questa verdura mantenne fino al 1800.

La sua distribuzione originaria comprendeva l’Africa orientale (Etiopia), la penisola Arabica e parte dell’Asia sud-occidentale (dalla Turchia al Pakistan); il suo successo lo portò presto negli orti del Mediterraneo e altrove. Oggi invece, sui banchi di frutta e verdura, è quasi scomparso.

Se lo trovate ancora, compratelo: il crescione inglese è in tutti i casi un ottimo alimento, dal gusto gradevolmente piccante (veniva chiamato anche “pepe dei poveri”), ricco di sali e di vitamine; in particolare i sali di zolfo aiutano chi soffre di ritenzione idrica, facilitando la diuresi ed abbassando la pressione.

Come molte Cruciferae, è una pianta erbacea annuale, a rapida crescita, dal fusto ramificato verso l’alto, che può raggiungere i 50 cm di altezza. Le foglie hanno margine “frastagliato”, tipo quello della rucola. I fiori, piccoli, con quattro petali bianchi o rosa, sono riuniti in infiorescenze strette ed allungate; i frutti sono siliquette (la versione “corta” delle silique, il tipico frutto delle Brassicaceae).

In campo scientifico, il Lepidium sativum è conosciuto per il test del crescione, grazie al quale si può misurare con buona approssimazione il grado di inquinamento delle acque: la rapida germinazione del crescione inglese viene appunto rallentata in presenza di sostanze tossiche.

Detto tutto questo, mi rimane un dubbio: perché “inglese”? Finora, non ho trovato risposta...

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