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EUCALIPTO CITRATO: Una gomma per cancellare gli insetti

Anche se i botanici hanno deciso diversamente, attribuendo a questa e ad un’altra ventina di specie il nome generico di Corymbia, la pianta di cui ora vi parlo rimane per me un eucalipto. È noto appunto come eucalipto citrato, eucalipto limone, o talora anche eucalipto punteggiato di blu (“blu spotted”). In botanica la specie passa per Corymbia citriodora, ossia “dall’odore di limone”. È pianta endemica dell’Australia, per l’esattezza del Queensland, ad est della Great Dividing Range.

Per gli australiani, che di eucalipti se ne intendono, la Corymbia citriodora è una “gum tree”, una “gomma”, ossia uno di quegli eucalipti dalla corteccia liscia e chiara su tutta la superficie (solo raramente increspata in sottili fiocchi arricciati), mentre gli altri hanno corteccia più scura, ruvida e variamente screpolata (“bark tree”). È un albero che arriva ai 35 m di altezza, con chioma folta, fatta da foglie strette ed allungate, fortemente aromatiche. I fiori, disposti a gruppi di tre, hanno numerosi stami bianchi, mentre i frutti sono le tipiche capsule degli eucalipti, a forma di piccola urna.

La pianta viene coltivata (anche in Italia), mantenuta alle dimensioni di un arbusto, e venduta in vaso come pianta ornamentale. Il suo successo commerciale è però un altro, ed è legato agli oli essenziali presenti nelle foglie: ben l’80% del loro contenuto è fatto da citronellal, una molecola dall’alto potere batteriostatico. L’olio raffinato dalle foglie di questo eucalipto, commercializzato con il nome di citriodiol, è sfruttato sia dall’industria farmaceutica, per le proprietà antisettiche (si usa ad esempio per suffumigi in caso di affezioni respiratorie, e negli spray nasali), sia da quella dei profumi e dei saponi. La sua principale virtù è comunque quella di essere un insetticida, e come tale rientra fra gli “ingredienti” degli zampironi.

Oggi che si riesce a sintetizzare in laboratorio la citronellal, la Corymbia citriodora ha perduto via via la sua importanza colturale, ma ne rimangono ancora estese coltivazioni in Brasile, in Congo e in Cina.

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