Piante in viaggio

 

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KENAF: La canapa di Bombay

“Canapa di Bombay” è il nome commerciale con cui si designa la fibra ottenuta dal kenaf, la Malvacea classificata come Hibiscus cannabinus. Non si è certi della origine di questa importante pianta tessile, che va collocata comunque fra la penisola Araba e l’Africa subsahariana; aggiungiamo che il suo nome deriva da un termine preso dalla lingua persiana, il farsi.

Pianta erbacea a ciclo annuale o biennale, il kenaf ha un fusto sottile, talora ramificato, a base legnosa, alto fino a 4 m. Le foglie basali hanno una lamina con margine chiaramente lobato, mentre nelle foglie posizionate più in alto tale lobatura è appena accennata. I fiori sono bianchi o gialli, con la fauce di un bel porpora scuro (alcuni sono completamente color porpora). Il frutto è una capsula con molti semi.

I fusti del kenaf producono differenti tipi di fibre: le fibre della porzione esterna, ottenute dalla parte chiamata merceologicamente “corteccia”, costituiscono il 40% del fusto, e sono lunghe, giallo paglierino, piuttosto sottili e quindi pregiate. Nella parte interna, qui chiamata “legno”, coesistono fibre più grossolane e fibre molto più fini. La polpa di cellulosa che si ricava complessivamente dal kenaf serve non solo alla produzione di carta, ma a svariati altri oggetti, fra cui spiccano i materassini con fibre naturali termofissati. Fra i prodotti derivanti dal kenaf c’è spazio anche per cordami e vele, valigie e borse, arredi e suppellettili, oltre a tessuti destinati all’abbigliamento. E c’è spazio anche in cucina: dai semi del kenaf si ottiene anche un olio commestibile, ricco in acido linoleico, usato però soprattutto come lubrificante, combustibile e base di prodotti cosmetici.

Oggi la maggiore produzione di canapa di Bombay si ha in Cina e in India, ma ne è stata tentata la coltivazione anche nell’Europa mediterranea. Peraltro, il kenaf nel Mediterraneo è presente da secoli, visto che gli archeologi ci dicono che il kenaf veniva coltivato nell’antico Egitto più di 3000 anni fa. Le sue foglie erano destinate sia alla alimentazione umana che a quella animale, mentre le fibre, come d’altro canto oggi, per borse, sacchi, tele, corde e per le vele delle barche che navigavano sul Nilo. Questo evidentemente apre uno scenario più ampio sui rapporti commerciali dell’Egitto dei Faraoni, e dimostra una volta di più che le piante viaggiano da molto tempo. Non credo però che gli Egizi chiamassero questa pianta “canapa di Bombay"…

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