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CEDRO DEL LIBANO: Un albero sulla bandiera

Tempo fa ho colto una battuta di David Letterman, il quale sottolineava quanto fosse stupido da parte dei politici parlare di “rischio” di destabilizzazione in un’area come quella del Vicino Oriente, fra Siria, Libano, Palestina, Israele, Giordania ed Egitto: da quando siamo nati, quell’area non è “a rischio di”, quella è “già” l’area più destabilizzata del mondo. Eppure c’è una foresta, in quella travagliata regione, che è sopravvissuta alle guerre, ai bombardamenti, alle devastazioni. È detta la “foresta di Dio” e si trova sugli alti rilievi che si affacciano sulle coste libanesi. Quella foresta è fatta essenzialmente di alberi di una sola specie, il Cedrus libani, e cioè il cedro del Libano. Ed è sacra per i Mussulmani come per gli Ebrei. Non la tocca nessuno.

Albero maestoso, il Cedrus libani raggiunge un’altezza di circa 35 m. La chioma ha una forma piramidale sia nell’individuo giovane, sia in quello adulto, con ramificazioni più o meno orizzontali e apice appiattito. La corteccia è di colore grigio scuro. Le foglie aghiformi, verdi scure e quasi nere, lunghe 2-3 centimetri, sono raggruppate a ciuffetti in numero di 30-40 su corti rametti. I fiori maschili sono riuniti in spighe erette giallognole, quelli femminili, poco appariscenti, sono rossi e di forma ovale. Danno origine a pigne a forma di botte, lunghe circa 7-8 cm, e larghe quasi altrettanto, di color grigio chiaro, resinose, poste in genere in posizione eretta.

La distribuzione del cedro del Libano era un tempo più ampia e continua, e andava dalla Palestina ai monti Tauro, nel sud della attuale Turchia, ma lo sfruttamento di millenni ne ha drasticamente impoverito la popolazione naturale. Del legno del cedro del Libano era fatto il tempio di Gerusalemme (come recita il Cantico dei Cantici: «Le assi della nostra casa sono di cedro») e naturalmente le navi fenicie che da Tiro e Sidone partivano per il mondo. Oggi questa specie sopravvive spontanea in Libano e in Siria tra i 1300 e i 2000 m. Ma è frequente nei nostri parchi urbani: fu introdotta in Europa nel 1683, e in Italia i primi esemplari furono coltivati nel 1787.

Non stupisce che quest’albero longevo e imponente abbia sempre avuto un alto valore simbolico: già Pitagora, più di 2000 anni fa, lo raccomandava insieme con il lauro, il cipresso, la quercia e il mirto per onorare degnamente la divinità, e la sua sacralità si è conservata fino ai giorni nostri, come dimostra la storia della foresta degli Dei. E come dimostra in fondo anche la figura stilizzata dell’albero che campeggia sulla bandiera dello stato libanese. Un cedro del Libano.

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