Piante in viaggio

 

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AGNOCASTO: Puro come un agnello?

Un tempo, l’agnocasto caratterizzava le sponde e i greti dei corsi d’acqua presso la foce, in tutta l’area mediterranea, insieme a oleandri e tamerici; il suo habitat coincideva però spesso con le aree oggi più urbanizzate, per cui in alcune regioni questa Verbenacea (che però altri Autori inseriscono fra le Lamiaceae sottofamiglia Viticoideae) si è fatta piuttosto rara.

Quando lo trovate, noterete che il Vitex agnus-castus è un arbusto alto anche qualche metro, con chioma allargata e frondosa; la corteccia bruna si desquama in senso longitudinale, i rami giovani sono angolosi e pubescenti. Dotate di picciolo piuttosto lungo, le foglie sono divise in 5 segmenti lanceolato-lineari, a disposizione apparentemente palmata (con il segmento centrale più lungo); la lamina, lunga circa 10 cm, a margine intero e un poco revoluto (ossia ripiegato sui bordi), è verde sopra, più chiara e grigiastra sotto. I fiori, disposti in folte cime ascellari, sono piuttosto piccoli, hanno corolla bianca a petali uniti, a simmetria tendenzialmente bilaterale. I frutti sono drupe tondeggianti, piccole e scure.

È pianta medicinale, ricca di principi attivi, fra cui glucosidi (vitexina), diterpeni e triterpeni, flavonoidi, alcaloidi; ha essenzialmente proprietà sedative, antispastiche, aperitive e diuretiche; la medicina omeopatica ne evidenzia l’influenza sulla sfera sessuale, raccomandandola nel trattamento dei problemi della menopausa, dell’allattamento e della sindrome premestruale.

Il nome di “agno-casto” ha una sua storia, legata alle supposte virtù antiafrodisiache di questa specie. I Greci avevano notato la sua influenza moderatrice sugli impulsi sessuali, per cui l’avevano chiamata “a-gonos”, “non-generante”. Un errore comprensibile dei Latini, da Plinio in poi, ne aveva trasformato il nome in “agnus”, che sta per “agnello”. Alberto Magno, nel Medioevo, rimise le cose a posto, e aggiunse “casto”, facendo di questa pianta il simbolo della purezza e appunto della castità.

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