Ci sono delle piante che mi spiazzano un po’, che minano certe mie certezze, a volte faticosamente conquistate. Una di queste è che le piante, stando ferme, risentono delle condizioni ambientali e climatiche di un territorio, di cui sono in un certo senso l’espressione. Comprenderete allora il mio disappunto quando leggo che la distribuzione geografica della cipolla d’inverno va dalla Indonesia alla Norvegia! E nei testi che consulto regolarmente si specifica che questa Alliacea ha probabilmente una origine siberiana, ma anche che la sua coltivazione è molto diffusa negli Stati dell’Africa equatoriale che si affacciano sul golfo di Guinea, dove il clima è opposto a quello della Siberia...
Dunque? Ne deduco che la cipolla d’inverno, in botanica Allium fistulosum, ha una valenza ecologica amplissima, ed è capace perciò di vivere in condizioni ambientali e climatiche alquanto diverse, per non dire opposte.
Come si è detto, la cipolla d’inverno è coltivata un po’ in tutto il mondo, a scopi alimentari, in genere per piccole produzioni familiari, e consumata alla stregua della cipolla; noi italiani di solito la chiamiamo “cipollotto”. In Europa ha avuto fortuna anche come pianta ornamentale, in virtù delle sue ricche infiorescenze, soprattutto nel mondo anglo-sassone, dove è nota come “welsh onion”: “welsh” è la contrazione di “welisc”, che in inglese arcaico sta per “straniero”.