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EUCALIPTO ROSSO: Errori ecologici del passato recente

Non sorprende che l’australiano eucalipto sia una Mirtacea, parente dunque del mediterraneo mirto, e ricco di molte delle medesime sostanze dalla azione balsamica.

Dalle foglie della pianta adulta, raccolte in giugno, si ottiene infatti un olio essenziale che contiene eucaliptolo (o cineolo): dall’olio si ricavano prodotti che hanno funzioni calmanti della tosse, antisettiche, balsamiche e antiparassitarie.

Per queste sue proprietà, qualche tempo addietro, era diffusa la credenza che tutta la pianta fosse in grado di debellare la malaria che imperversava nelle pianure paludose del Centro e del Meridione d’Italia. Questo favorì l’avvio di piantagioni intensive di Eucalyptus (ad esempio di Eucalyptus camaldulensis, l’eucalipto rosso), inizialmente nell’Agro Pontino e in Maremma ed in seguito su quasi tutto il territorio nazionale. Solo più tardi si capì che la regressione della malattia era dovuta soltanto al notevolissimo assorbimento dell’acqua da parte dell’eucalipto: la bonifica prodotta da queste coltivazioni ebbe dunque come effetto collaterale, non gradito, l’inaridimento dei terreni. Inoltre, se piantato in prossimità del mare, abbassa la falda freatica determinando un richiamo delle acque marine in profondità (fenomeno del cuneo salino).

Gli eucalipti impiegati in Italia sono diversi: citiamo fra i più diffusi l’eucalipto rosso (Eucalyptus chamaldulensis), l’Eucalyptus globulus e l’Eucalyptus gomphocephala. Oggi questi impianti sono considerati un errore ecologico, ma vengono ancora sfruttati per la produzione di legname di bassa qualità (carta). Inoltre in certe zone, come nel nord di Portogallo e Spagna, in Provenza e in Grecia, si tratta di formazioni boscose troppo pure e troppo fitte, a forte rischio di incendio.

Possiamo consolarci con il miele di eucalipto: il suo profumo intenso ed il suo gusto amarognolo lo rendono inadatto ad un uso prettamente dolciario, ma è invece perfetto per le classiche tisane invernali anti-raffreddore.

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