Piante in viaggio

 

 Le origini

 

BALCANI (zona): Il vento dell'Est

Ennio Remondino, che di quella regione se ne intende, ama sottolineare che nessun abitante dei Balcani si sente “balcanico”, e piuttosto rivendica una sua identità nazionale, etnica, culturale. Si può dire lo stesso per le piante che vivono nel sud-est d’Europa? Si può cioè parlare di una flora balcanica? In buona parte sì, ma sarà bene che precisiamo di volta in volta di quale porzione dei Balcani siano originarie le specie che andiamo a descrivere. Così, per non offendere nessuno.

Prendiamo il caso della Picea omorika, una bella Conifera nota come il peccio di Serbia. Endemica di una limitata zona a cavallo fra Serbia e Bosnia, nella regione dei monti Tara, questa specie potrebbe essere definita anche peccio di Bosnia, si è poi diffusa come specie di valore ornamentale e selvicolturale.

Oppure il caso del cosiddetto abete greco, che per i botanici è l’Abies cephalonica: diffuso sui rilievi più alti e freschi della Grecia continentale, oltre che sull’isola di Cefalonia, è ospite frequente di parchi e giardini un po’ in tutto il mondo.

Forse le pendici orientali delle Alpi austriache non possono essere considerate territorio balcanico, e quindi tale non può essere comsiderato il pino nero, ma lo deve essere certamente una delle sue sottospecie, la Pinus nigra ssp. pallasiana, anche se quando lo si chiama pino di Crimea ci si riferisce alla porzione più settentrionale del suo areale, appunto la Crimea. Il resto del suo areale comprende Cipro e Turchia, nonché Grecia, Bulgaria, Macedonia, Serbia e parte della Romania.

Oltre a queste tre Conifere, i Balcani ci hanno regalato almeno altre tre specie arboree che siamo abituati a vedere nel nostro verde pubblico: l’ippocastano, il bagolaro ed il platano.

Il primo, Aesculus hippocastanum, è l’unico rappresentante europeo di un genere altrimenti diffuso soprattutto in Asia e in Nordamerica: l’Aesculus chinensis è cinese, l’Aesculus indica è del nord dell’India e l’Aesculus turbinata vive in Giappone; nordamericane sono invece le specie Aesculus pavia, Aesculus parviflora, Aesculus californica, Aesculus glabra. Anche se non disdegniamo gli altri, in genere nei nostri parchi usiamo proprio l’ippocastano europeo, il cui areale primario copre esclusivamente Albania, Bulgaria, Grecia e i territori della ex-Jugoslavia. E quindi è balcanico.

È un po’ più difficile circoscrivere ai Balcani l’origine del bagolaro, il Celtis australis, diffuso un po’ in tutto il bacino mediterraneo, ma più comune proprio sui rilievi dell’Europa sud-orientale: il fatto è che il bagolaro ha una grande capacità di adattamento, che sfruttiamo per le nostre alberature stradali, e quindi si diffonde facilmente (è segnalato come naturalizzato anche a Camberra, in Australia…).

Nei nostri viali compare molto spesso il platano ibrido, risultato del matrimonio fra il Platanus occidentalis, proprio degli Stati Uniti orientali, ed il Platanus orientalis, il cui areale va dalla Croazia al Libano, attraversando Balcani e Turchia (ho visto degli splendidi platani orientali lungo le gole di Samarias, nell’isola di Creta).

Dopo gli alberi, siamo debitori dei Balcani anche per alcune piante medicinali e di interesse industriale. Fra queste ultime spicca il piretro, o Chrysanthemum cinerariifolium, largamente impiegato per le sue proprietà insetticide (e che, a differenza di altri antiparassitari, non è nocivo per noi). Tutti i testi dicono che il piretro è originario della Dalmazia, sulla costa adriatica della ex-Jugoslavia.

Di interesse medicinale e cosmetico è l’elenio, o enula campana, che in botanica fa Inula helenium. Diffusa dall’Europa orientale fino al Centrasia, questa bella margheritona gialla era conosciuta sin dall’epoca classica: dalla radice si ottenevano già allora prodotti digestivi, balsamici e diuretici.

Mi azzardo ad inserire fra le piante balcaniche una delle spezie più usate in cucina: la salvia (Salvia officinalis). Le opinioni sono comunque discordi: oltre ad Albania, Grecia e Paesi dell’ex-Jugoslavia, c’è chi la considera anche italiana, rinvenibile come spontanea quindi in Puglia e Calabria. L’intensa coltivazione a cui è stata sottoposta ha comunque mescolato un po’ le cose, rendendo difficile sapere la sua esatta origine.

Non ci sono dubbi invece per una specie molto gradita ai palati dell’Europa centrale ed orientale, il cren, o rafano, o barbaforte; è quella Armoracia rusticana la cui radice grattata finemente fa da salsa (a dosi piccole, mi raccomando, è forte di nome e di fatto) a molte pietanze tipiche del vecchio Impero austro-ungarico e dintorni. L’uso del cren si è diffuso in diverse parti del mondo; e siamo sicuri della sua origine: la Moldavia, il piccolo Stato fra Romania ed Ucraina. Anche i Moldavi hanno regalato qualcosa al mondo.

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