Piante in viaggio

 

 Le origini

 

Acacia (genere): Le Regine delle savane

Il sito GRIN (Germplasm Resources Information Network), che consulto regolarmente per dare il corretto nome scientifico ai vegetali, mi dice che le specie riconosciute dai botanici quali appartenenti al genere Acacia sono 426. Pur avendo una certa tendenza all’enciclopedismo, mi sembra giocoforza non descrivervele tutte (paura, eh?), ma raccontarvi solamente di quelle che hanno avuto, nella storia dell’umanità, una certa importanza. E ce l’hanno tuttora: da quella di uso forse più antico, la Acacia nilotica, sfruttata da millenni nella terra dei Faraoni, ed oggi nota come gomma arabica, fino all’ultima arrivata, la Acacia dealbata, la mimosa assurta a simbolo della Giornata della Donna in Italia.

Fedele allo schema a cui si ispira il nostro sito, inizierò a parlarvene suddividendo le nostre specie per continenti, premettendo che, insieme al genere Acacia, vanno inseriti i generi Senegalia e Vachellia, quasi sempre sinonimi di Acacia nelle nomenclature meno aggiornate.

Tutte le acacie amano popolare gli ambienti semiaridi delle savane, vere e proprie regine di un paesaggio fra i più diffusi del pianeta. Nelle savane dell’Africa, in quei luoghi dove le antiche mappe segnavano soltanto “hic sunt leones”, i leoni si riposano sotto la larga chioma delle acacie ad ombrello (Acacia tortilis, o meglio Vachellia tortilis): a parte per l’ombra, cosa non da poco, è una pianta che non serve a gran che, ma a questa specie apparteneva l’esemplare noto come “albero del Teneré”, l’unico albero – che io sappia – a cui la specie umana ha dedicato una tomba, visitabile a Niamey (Niger). Di utilità riconosciuta da secoli sono invece le acacie dalla cui resina si ottiene la gomma arabica: sono la Vachellia seyal, distribuita dal Senegal al Sudan, la Senegalia senegal dall’areale molto ampio (dalla zona del Sahel arriva fino al Mozambico), e la Vachellia nilotica o Acacia nilotica, nota anche come babul, presente anche in aree dalle caratteristiche ambientali simili come la penisola Arabica e le zone subdesertiche di India e Pakistan. In effetti il mar Rosso non rappresenta una vera demarcazione geografica fra l’Africa e l’Asia, e molte specie si ritrovano in entrambi i continenti: lo dimostra ad esempio la Vachellia abyssinica, che vive nel Corno d’Africa ma anche in Yemen, ed ancor più la Senegalia mellifera, reperibile in quasi tutta l’Africa tropicale arida a partire dal Sudafrica, così come in buona parte della penisola Araba. In questo modo si capisce perché il principale prodotto di queste specie sia chiamato appunto “gomma arabica”, anche se poi il principale produttore mondiale oggi è il Senegal. Non c’è solo la resina: ad esempio la Senegalia mellifera ci fornisce un ottimo miele, e molti strumenti di uso comune nei villaggi africani vengono fatti con il legno delle acacie.

Proseguendo nel nostro viaggio nel Vecchio Mondo, incontriamo nella Penisola indiana e nelle zone limitrofe la Senegalia catechu: dal legno di questa specie si ottiene il catechu nero, un prodotto ricco in flavonoidi e catecolamine apprezzato nella medicina tradizionale indiana, un colorante ed una sostanza usata nell’industria conciaria. Valenza terapeutica ha anche la Acacia concinna, oggi Senegalia rugata, nota come shikakai o chikaki, delle stesse zone.

Il regno delle acacie è però senza dubbio la savana australiana, il “bush” del Continente Nuovissimo. E vi garantisco che un viaggio nella terra dei canguri durante la fioritura delle acacie e degli eucalipti è un viaggio che resterà nella vostra memoria olfattiva. Le acacie australiane sono numerosissime. Quasi tutte hanno fiori gialli (ce ne sono anche bianchi o aranciati), nella loro tipica infiorescenza compatta, sferica o allungata, ma è soprattutto nelle foglie che si legge la grande variabilità delle acacie: ci sono foglie semplici o composte, lineari, lanceolate od ovate, con o senza picciolo; a volte le foglie mancano, a volte sono sostituite da spine; anche i frutti variano molto e così le cortecce ed il portamento generale della pianta (in genere si tratta comunque di alti arbusti).

L’elenco delle specie sarebbe lunghissimo, ma mi limito a quelle che abbiamo esportato nel resto del mondo, sia per il loro valore ornamentale sia per la funzione di consolidamento dei terreni franosi e di barriere frangivento: sono Acacia alata, Acacia aneura, Acacia argyrophylla, Acacia baileyana, Acacia cyclops, Acacia longifolia, Acacia mangium, Acacia melanoxylon, Acacia saligna, Acacia spectabilis, solo per citarne alcune. Fra tutte spicca ovviamente la Acacia dealbata, la mimosa della Giornata delle Donne, proveniente dalla Tasmania e dall'Australia meridionale.

Anche nel Nuovo Mondo prosperano le acacie, che in questo caso rientrano nel solo genere Senegalia. Ne cito due che vivono entrambe fra Messico e Stati Uniti: la Senegalia berlandieri, conosciuta come guajillo, ottima pianta mellifera, ricca però di alcaloidi potenzialmente tossici, e la Senegalia greggii, chiamata anche “artiglio del gatto”, per via delle sue numerose spine ricurve poste lungo i rametti, e talora usata nella alimentazione dalle tribù native.

Ultime zone esplorate