Piante in viaggio

 

 Le origini

 

Salix (genere): Gli alberi delle aspirine

Il genere Salix.

Quando so che qualche mio amico va in America, o anche soltanto in Francia, gli chiedo se per favore può comprarmi delle aspirine. Così facendo, mi ritengo un po’ più furbo, visti i prezzi con cui l’aspirina, che altro non è che acido acetil-salicilico, si vende nelle farmacie italiane. Poi mi domando se non sia il caso, per diventare davvero furbo, di trovare io stesso il sistema per ottenere l’aspirina dalla corteccia del salice... o quanto meno, appunto, l’acido salicilico. Di salici, noi, ne abbiano ovunque.

Il genere Salix raggruppa sempre specie legnose, ma non tutte sono alberi. La maggior parte dei salici nostrani è fatta da arbusti; fra gli elementi del nostro paesaggio forestale l’unico che possiamo considerare vero albero è il salice bianco (Salix alba), anche se certi altri, come il salicone (Salix caprea) o il salice da vimini (Salix viminalis) possono raggiungere discrete dimensioni.

I salici sono, in genere, piante riparie: lungo i fiumi ed i canali di pianura, sotto al salice bianco si possono trovare altri salici, come Salix cinerea, Salix aurita, Salix myrsinifolia, Salix triandra, Salix purpurea, Salix daphnoides, Salix eleagnos. Non affaticatevi troppo a volerli classificare a tutti i costi: il genere Salix è piuttosto ostico da affrontare, sia perché si tratta di specie dioiche, per cui non trovate i fiori maschili e i fiori femminili sulla stessa pianta, sia perché si riscontra una notevole capacità di ibridazione fra specie diverse (Salix x fragilis e Salix x rubra sono ad esempio considerati ibridi fissati).

Forse il salice più semplice da riconoscere è quello che ci ha regalato la riposante immagine di un albero dalla chioma chiara che specchia i suoi rami penduli nell’acqua: è il salice piangente (Salix babylonica), originario, a dispetto del nome, della Cina settentrionale. Il suo valore ornamentale ne ha fatto un elemento immancabile nel paesaggio di parchi e giardini non solo cinesi e giapponesi, ma anche europei e nordamericani.

Non servono proprio a niente, se non a dimostrare la incredibile capacità di vivere in condizioni estreme, quelle specie di salici che si incontrano in cima alle vette ventose delle Alpi, o addirittura sulle coste spazzate dai venti polari dell’arcipelago canadese, della Groenlandia e delle Svalbaard. Sono i salici nani, dal ridottissimo apparato vegetativo subaereo, alcuni dei quali hanno l’areale suddiviso fra le Alpi e le terre circumpolari: il Salix reticulata, il Salix retusa, il Salix serpyllifolia ed il Salix herbacea (quello che fu definito da Linneo “arbor minima”, l’albero più piccolo: due o al massimo tre foglie ed una infiorescenza di pochi cm).

Per concludere dove avevamo iniziato: per ottenere l’aspirina dalla corteccia del salice si deve trasformare l’acido salicilico in acetil-salicilico. Conoscete qualcuno che sappia acetilare?

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