Piante in viaggio

 

 Le origini

 

Specie subcosmopolite (corologia): Cittadine del mondo

Gruppo: le subcosmopolite

Quando devo parlare di Darwin, tendo a sottolineare che lo studioso inglese non era affatto un genio, ma semplicemente un uomo di buon senso, dotato di inesauribile pazienza e di un ottimo metodo scientifico.

Per sua stessa ammissione, il padre dell'evluzionismo non era molto ferrato in botanica (almeno non quanto in zoologia e in geologia). Ciononostante, proprio perché uomo paziente e metodico, contribuì non poco alla conoscenza delle distribuzione geografica delle piante, ad esempio quando motivò la grande omogeneità delle specie acquatiche nel mondo. Darwin infatti aveva notato che molte piante di zone palustri ed acquitrinose erano le stesse anche in ambienti molto distanti fra loro, a volte situati addirittura negli emisferi opposti. Seguendo la sua idea, catturò centinaia di uccelli acquatici, spazzolò con cura il fango dalle loro zampe, e cercò in quel fango i semi delle piante acquatiche. Che infatti trovò. Darwin aveva così dimostrato il motivo della amplissima distribuzione di certe piante di palude, praticamente le stesse anche a distanza di migliaia di chilometri: il trasporto da parte degli uccelli migratori.

I geografi botanici chiamano oggi subcosmopolite le piante che hanno un grande areale di diffusione sul pianeta, e sono presenti in pratica in tutti i Continenti: fra queste cittadine di “quasi” tutto il mondo si annoverano le molte specie acquatiche indagate da Darwin, come la tifa (Typha spp.), la lattuga d’acqua (Pistia stratiotes), la lenticchia d’acqua (Lemna spp.), la lingua d’acqua (Potamogeton spp.), la cannuccia (Phragmites australis), i ranuncoli d’acqua.

Ci sono anche altri sistemi per viaggiare, che altre specie hanno usato volentieri. Emblematico è quello della noce di cocco (Cocos nucifera), il frutto provvisto di… camera d’aria, capace di attraversare interi oceani galleggiando, ed infine naufragando su una spiaggia adatta alla sua germinazione. Nella fascia intertropicale, anche la distribuzione delle mangrovie è senza soluzione di continuità. Di specie come queste è difficilissimo circoscrivere più di tanto il territorio di origine.

Poi è arrivata la specie che più si è diffusa sulla superficie del pianeta: la nostra. E con noi, si sono diffusi ovunque gli animali che ci fanno compagnia sin dagli albori della umanità: i ratti, gli scarafaggi, le zanzare, i pidocchi, i piccioni, i cani…

Forse è meglio lasciar perdere gli animali e tornare a vedere quali sono i vegetali che ci hanno accompagnato: in primo luogo ci mettiamo le specie che hanno seguito l’espansione delle colture, dalla rivoluzione neolitica ad oggi. E ci vengono subito in mente le cosiddette “infestanti” del grano: i papaveri (a partire dal Papaver rhoeas), la gramigna Cynodon dactylon, il loglio Lolium temulentum, la calenzuola Euphorbia helioscopia, l’erba porcellana Portulaca oleracea, lo scardaccione Cirsium arvense, i molti fiordalisi (genere Centaurea). Sono le specie che il botanico chiama “archeofite”, perché hanno una valenza… archeologica. Difficilissimo sapere qualcosa di più sulla loro origine, come spesso sulla precisa origine dei cereali che queste specie hanno accompagnato da millenni, ben prima che inventassimo la scrittura.

E se molte piante hanno viaggiato con le coltivazioni, ancora di più sono quelle che hanno viaggiato con le nostre mandrie: lungo i sentieri e le strade del mondo si sono diffuse specie come il farinaccio, Chenopodium album, la coreggiola Polygonum aviculare, la piantaggine Plantago major. E molte gradivano – e gradiscono – i cambiamenti chimici che il passaggio del bestiame determina sul suolo, con le sue deiezioni: ecco così che troviamo il romice Rumex obtusifolius, l’erba morella Solanum nigrum, e soprattutto l’ortica (Urtica spp.), il tipico esempio di specie nitrofila (amante dell’azoto).

Non sempre sono bellissime, ma sono queste, oggi, le cittadine del mondo.

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