Piante in viaggio

 

 Le origini

 

GIAPPONE (zona): I misteri del Sol levante

Zona di origine: Giappone.

Agli occhi degli Europei, il Giappone restò a lungo un impenetrabile mistero. Semplicemente: fino al 1853 agli stranieri fu vietato l’ingresso nelle terre del Sol levante.

L’unico avamposto commerciale fu concesso ai Portoghesi prima e agli Olandesi poi, nei pressi di Nagasaki, sull’isolotto di Dejima. Illustri botanici tentarono di entrare nel Paese più volte per “erborizzare”, ossia raccogliere esemplari di specie botaniche da conservare e classificare, ma furono quasi sempre respinti (e talora, senza molti riguardi, imprigionati).

Questa assenza di informazioni dirette, di prima mano, sulla flora giapponese avveniva proprio negli anni in cui ferveva ad Uppsala il gigantesco lavoro di classificazione delle specie botaniche, ad opera di Linneo e dei suo collaboratori; ed è per tale ragione che ci ritroviamo oggi più specie chiamate “japonica” di quelle che effettivamente sono originarie del Giappone. Venivano ritenute giapponesi, ma non lo erano.

E infatti non sono giapponesi, ma cinesi, il nespolo del Giappone, oggi Raphiolepis bibas, ma che risulta anche come Eriobotrya japonica; una specie di kumquat, la Fortunella japonica (neanche l’altro, il kumquat vero, è giapponese, anche se viene chiamato arancino giapponese); e neppure lo è la Sophora japonica, l’albero della pagoda, che è sempre cinese.

Sono invece molte le specie che si dividono fra Cina e Giappone, non disdegnando Taiwan e Korea: fra le ornamentali vanno citate la Aucuba japonica, o aucuba (ookiba in giapponese), il pittosforo Pittosporum tobira, la gardenia Gardenia jasminoides.

Il Giappone fu chiamato, all’epoca di Luigi Barzini, il “paese dei crisantemi”… ma quasi tutti i crisantemi coltivati appartengono anche alla flora cinese. Persino l’albero simbolo della primavera nei giardini di Kyoto, il ciliegio giapponese da fiore (Prunus serrulata) non è di provenienza esclusiva dell’arcipelago del sol Levante. Né tanto meno lo sono, a dispetto del nome, il pruno giapponese (Prunus salicina), e l’albicocco del Giappone (Prunus mume): entrambi vengono dalla Cina meridionale. E la rosa del Giappone (Kerria japonica) cresce spontanea sia in Cina che in Giappone, così come la cicade (Cycas revoluta).

Può fregiarsi a pieno titolo dell’appelattivo di “japonica”, invece, la più famosa delle camelie, la Camellia japonica, protagonista di una clamorosa truffa operata da mercanti cinesi ai danni di Sua Maestà Britannica. E lo stesso titolo vale per la Cryptomeria japonica, una bella Conifera nota commercialmente (e per una volta correttamente) come cedro rosso del Giappone.

Ha la forma di ombrellino da geisha il rametto frondoso della Sciadopitys verticillata, un’altra Conifera esclusiva del Giappone. Il pino rosso giapponese (Pinus densiflora) raggiunge anche la Korea e la Manciuria, mentre il pino nero giapponese (Pinus thunbergii) non esce dai confini dell’arcipelago.

La più apprezzata fra le ortensie, la Hydrangea macrophylla, è nipponica. Molti aceri che i fioristi vi vendono come aceri giapponesi sono in effetti del Giappone; uno su tutti, l’acero palmato (Acer palmatum).

Abbiamo citato quasi solamente specie ornamentali, ed è certamente un segno della attenzione che i sudditi dell’Impero del Sol Levante hanno sempre dedicato alla cura dei giardini. E “bonsai”, non a caso, è parola giapponese… È buffo allora constatare che l’azalea più nota e coltivata nei nostri giardini, che è di origine giapponese certificata, sia stata invece classificata dai botanici come Rhododendron indicum, il rododendro dell’India. L’Oriente è sempre ricco di misteri…

Ultime zone esplorate