Piante in viaggio

 

 Le origini

 

Chanousia (orto giardino): Sul Piccolo tetto del mondo

Il Giardino botanico Chanousia (Piccolo San Bernardo).

Arrivare in cima al Piccolo San Bernardo non è difficile, se ci si va in macchina d’estate; non lo è neanche d’inverno, se si sa sciare. Ci si può arrivare, in auto o con gli sci, sia dal lato italiano di La Thuile che da quello francese di la Rosière, cioè da Bourg Saint-Maurice.

Quando, con gli sci ai piedi, si prende la seggiovia che dal colle porta verso le piste in alto, in direzione della Francia si nota una casetta semisepolta dalla neve, poco prima dell’ospizio. Quella casetta è l’edificio posto al centro del giardino alpino Chanousia, la cui storia merita di essere raccontata.

Nel 1880 Pierre Chanoux, abate dell’Ospizio di San Bernardo, decide di realizzare davanti alla struttura un piccolo giardino alpino. La sua acquisizione fu formalizzata dai religiosi con il Comune di la Thuile, proprietario del terreno, nel 1893.

La sua superficie, che non supera l’ettaro, non è pianeggiante, ma è posto lungo una pendenza piuttosto marcata, su un substrato roccioso di tipo metamorfico (scisti).

Con i suoi 2170 m di quota, il clima è decisamente alpino: le precipitazioni nevose variano dai 4 agli 8 metri all’anno, e durano spesso fino a giugno; la temperatura media annua è di + 1° C; le giornate ventose sono assai frequenti.

In queste condizioni, possono sopravvivere solo quelle poche specie vegetali fortemente adattate a tali ambienti; ed è incredibile dunque come si arrivò ad ospitare alla Chanousia più di 4000 specie provenienti da ogni parte del mondo, o meglio, da tutti "i tetti del mondo". Fondamentale fu l’opera assidua di valenti botanici, fra cui citiamo Lino Vaccari, Marco De Marchi e, in anni più recenti, Bruno Peyronel e Vanna Dal Vesco. Fu proprio con lei che ebbi occasione di visitare per la prima volta il giardino alpino della Chanousia, e poco mancò che non mi ci fermassi a lavorare per qualche tempo. E fu sempre lei, la mia amica dell’Università di Torino, che mi spiegò che cosa c’era da fare: bisognava tornare a riconoscere, a riclassificare, le specie sopravvissute al passaggio… della guerra. Non solo il Giardino ed il suo edificio, posti esattamente sul confine, erano stati danneggiati e quindi abbandonati, ma erano stati distrutti gli archivi contenenti le indicazioni sulle provenienze delle piante alpine, originarie di catene montuose di chissà quali parti del pianeta.

In realtà, grazie anche alle cure di Vanna e dei suoi studenti, la Chanousia, che dopo la fine del conflitto risultava in territorio francese, si stava ormai riprendendo. Eravamo nel 1986, e da qualche anno, esattamente dal 1978, il Giardino della Chanousia era stata riaperta per volontà della Societé de la Flore Valdotaine, e con la collaborazione di esperti universitari d’Italia e di Francia. E stava tornando ad essere patrimonio di tutti.

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