Zona di origine: India del sud (Malabar)
Se per il primo vostro viaggio in India scegliete il Kerala, potreste non avere la sensazione che la grande nazione asiatica possa mai aver avuto problemi di penuria di cibo. Lungo la leggendaria costa del Malabar, sembra che ogni seme che buttiate possa germinare; la fertile terra ospita centinaia di frutti ed ortaggi, e in ogni piccolo villaggio si coltivano cocchi, papaye, tamarindi, avocadi, arachidi, ananas, noci moscate, e tanto altro.
A rimarcare la correttezza del nome di “costa delle spezie”, possiamo aggiungere che da qui, e dalla limitrofa isola di Sri Lanka, ci arriva un’altra spezia, il Cinnamomum verum, la pregiata cannella di Ceylon, migliore della cannella cinese (Cinnamomum cassia).
Per rimanere invece circoscritti al solo territorio indiano, possiamo segnalare il tamarindo del Malabar (Garcinia gummi-gutta) e la mandorla del Malabar (Terminalia catappa). Non si può invece essere certi, nonostante il nome, che lo spinacio del Malabar (Basella alba) venga proprio da queste zone: il suo successo lo ha portato presto in Cina, e forse la denominazione richiama piuttosto il luogo da cui si è imbarcato per il suo lungo viaggio.
Negli orti del Kerala odierno, dove tutto cresce rigoglioso, si fa fatica a capire che cosa vi sia coltivato da millenni e che cosa vi è arrivato solo da pochi decenni: una coltivazione antica riguarda forse l’igname indiano (Dioscorea oppositifolia), il cui corrispondente selvatico vegeta ancora nella locale flora spontanea. Lo stesso si può dire del Cymbopogon flexuosus, parente stretto della citronella Cymbopogon citratus, la lemongrass degli anglosassoni, apprezzata in tutta l’Asia tropicale per il suo profumo e come condimento.
Il Kerala è chiuso, a levante, dai rilievi delle colline azzurre, le Nilgiri Hills; man mano che ci si addentra sulla terraferma, allontanandoci dal mare e dalle backwaters, la vegetazione arborea si infittisce, e regala all’industria del legno due preziose e rinomate essenze arboree: il tek, Tectona grandis, e l’ebano (Diospyros ebenum), due legni che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Meno conosciuto al grande pubblico è l’ebano nero, il Diospyros malabarica, nel cui nome si svela l’origine.
Per ultimo ho tenuto una palma, il Calamus rotang: si tratta della pianta i cui fusti costituiscono il rattan, materiale pregiato e costoso, estremamente resistente e leggero, molto ricercato per la fabbricazione di sedie, bastoni, ombrelli e interi mobili realizzati ad intreccio. Il rattan si ricava anche da altre specie del genere Calamus, ma è da qui che viene il prodotto migliore.