Un giorno Siddharta Gautama, il futuro Buddha, giunse nel bosco sacro dove cresceva l’Asvattha, l’Albero cosmico; ai piedi dell’albero, un altare era stato predisposto per le offerte rituali agli Yaksa, le divinità della fertilità. E Siddharta disse: «Possa in questo luogo il mio corpo seccarsi e la mia pelle, le mie ossa, la mia carne dissolversi. Finché non avrò raggiunto il Risveglio, tanto lungo, tanto difficile da ottenere, non mi muoverò da qui».
Oggi che lo so riconoscere, dovrei controllare se gli sceneggiatori del film “Il piccolo Buddha” hanno avuto cura di piazzare la scena della meditazione di Keanu Reeves, che interpreta appunto Siddharta, sotto l’albero giusto. Perché l’albero giusto, il fico degli asceti, non può essere altro che un fico sacro, il Ficus religiosa dei botanici, il Bo degli indiani e dei cingalesi, l’Asvattha dell’antico sanscrito.