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COLOQUINTIDE: Il purgante di uso più antico

Nelle sue poderose memorie, date alle stampe con il titolo “I sette pilastri della saggezza”, sulla strada per Aqaba Lawrence d’Arabia descrive l’attraversamento di una valle interamente ricoperta di coloquintide. È una delle poche annotazioni vegetali dell’intero libro, visto che anche sul cibo ci si sofferma soprattutto su montoni arrostiti e carne di cammello salata. Ed il paesaggio narrato è quello dei deserti, di sabbia e di roccia, interrotto solo qualche volta da oasi e campi in riva a torrenti quasi sempre asciutti.

È probabile, come sostengono alcuni Autori, che la coloquintide sia originaria dei terreni sabbiosi della Nubia, da dove si è diffusa presto nella conca del Mediterraneo e verso oriente. Risulta infatti citata nel papiro di Ebbers (talora scritto anche Ebers), e molto nota nella farmacopea dell’antico Egitto, dove era segnalata come drastico purgante. Con questa funzione la coloquintide, forse il purgante di uso più antico, è stata usata fino all’inizio del XIX secolo, e poi quasi dimenticata.

Il Citrullus colocynthis, la coloquintide, ha fusti striscianti, non più lunghi di mezzo m, più o meno ramificati, muniti di cirri. Le foglie, con 3-5 profonde divisioni lobate, hanno una superficie scabra. Come molte Cucurbitacee, la coloquintide ha sia fiori maschili che femminili (è dunque monoica), solitari, su brevi piccioli all’ascella delle foglie, con una corolla campanulata gialla con toni di verde. Il frutto è una bacca sferica di circa 8 cm, con una buccia (l’epicarpo) coriacea e liscia, giallo appena punteggiata di scuro a maturità; la polpa (il mesocarpo) è biancastra, ha una consistenza asciutta e contiene alcuni semi grigi.

Per conservarlo, il frutto va raccolto maturo e subito liberato dell'epicarpo; poi viene fatto essiccare, finché non diventa bianco, spugnoso e leggero, ed al suo interno si crea una cavità a forma di stella a tre punte. Tuttora le popolazioni sahariane usano scavare via dal frutto la polpa, riempirlo di latte, lasciarlo riposare una notte e infine berlo al mattino con olio d'oliva; l’effetto è assicurato.

Oggi come purgante la coloquintide è decisamente in declino, tranne in omeopatia, e si tende ad usare altro; si è visto infatti che, a dosi sbagliate, la coloquintide può dare gravi fenomeni di intossicazione: in sequenza, a seconda della quantità ingerita, si hanno nausea, vomito, gastroenterite con forti crampi, seguiti da scariche sanguigne e dolorose, convulsioni e infine morte. Ma gli Egizi avevano la coloquintide, e quella usavano, migliaia di anni fa.

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