Il termine “pungitopo” ha un significato letterale: deriva dalla antica pratica contadina di disporre una corona di fronde del Ruscus aculeatus ai piedi degli alberi da frutto, per evitare che su di essi salgano i roditori; quel significato protettivo è rimasto nell’usanza beneaugurale di regalare rami di pungitopo con bacche rosse durante le feste del Nuovo Anno. In tal modo il pungitopo è rientrato dunque nel novero delle tante specie dal valore simbolico oltre che pratico. Attenzione, però: la raccolta incontrollata sta provocando in certe regioni un depauperamento delle popolazioni naturali, specialmente in quei territori dove il pungitopo non è abbondante. Per questo motivo alcune regioni italiane (Liguria, Lombardia e Trentino-Alto Adige) hanno emanato severe disposizioni per la sua protezione.
Il pungitopo preferisce i luoghi ombrosi ma non freddi, come le leccete e i querceti; è abbastanza diffuso dal piano alla fascia collinare, più o meno in tutta l’Europa meridionale; appartiene secondo i botanici a quella flora relitta che è sopravvissuta ai profondi mutamenti climatici del Quaternario, le glaciazioni.
Il pungitopo appare nella composizione di molti farmaci antiemorroidali e antivaricosi, ed è indicato in caso di flebiti, pesantezza delle gambe, edemi; grazie alla sua azione diuretica, facilita l’eliminazione dell’acido urico, combatte la gotta ed aumenta la sudorazione. Si possono anche raccogliere i germogli teneri della pianta, simili per certi aspetti agli asparagi selvatici, e cucinarli nella stessa maniera.